lomarchetti@ - «Solo il 33%
degli elettori che hanno votato No (fonte Demopolis), lo hanno fatto per
conservare l'attuale Costituzione con il bicameralismo paritario, le regioni
spendaccione, il Cnel inutile, ecc. L’altro 67% ha votato No per interrompere
l'esperienza del governo Renzi. Tra costoro c’è chi, seppure favorevole alla riforma, ha votato No per semplice spirito partitico, oppure per convenienze personali o correntizie. Tuttavia ci sono pure quanti lo hanno
fatto per manifestare così il loro forte disagio sociale. Penso soprattutto ai
giovani, ma non solo. Eppure il governo Renzi ha lavorato tenendo insieme riforme
civili e riforme economiche abbassando la pressione fiscale sul lavoro e sulla
produzione, una vera una novità. Tuttavia, in quel 67%, ci sono quei cittadini
che economicamente sono rimasti indietro, e hanno scaricato le loro pulsioni sociali contro
il governo di turno: un rifiuto della la politica, o meglio di
questa politica. Penso alle famiglie con basso reddito, oramai alle soglie
della povertà, ai disoccupati, ai precari, ai penalizzati dalla legge Fornero, ecc. La comprensione della crescente esclusione sociale interroga
in primo luogo il Partito democratico che deve avviare un dibattito profondo e
serrato con una capillare campagna d’ascolto. Insomma, il Pd deve ripartire dai
sui circoli, finora troppo trascurati, con un confronto capace di profilare
nuovi orizzonti di sviluppo e crescita affinché l'Italia si possa riprendere a
guardare avanti, uscendo da quel clima di eterna campagna elettorale che sembra
aver segnato l'anno che si sta chiudendo». Lorenzo (M)