ilVicinato@ - «Ha ragione Andrea Orlando: “Inserire nell'iter congressuale del Partito democratico un
passaggio programmatico, delle cose da fare, sulle soluzioni da dare ai gravi
problemi del paese”, vale a dire quella che si chiama conferenza programmatica. Proprio perché con il
referendum del 4 dicembre si è chiuso un ciclo e ora il Pd deve darsi una nuova
linea e un nuovo profilo, affinché le persone possano capire cos'è oggi il Partito
democratico. Questo perché quello che lo statuto del Pd chiama congresso non è
un congresso. Infatti è
previsto che chi si vuole candidare a segretario nazionale deve presentare una
mozione che poi viene discussa nei circoli, dove si vota, e quelli che superano
una certa soglia sono candidati alle primarie. Dopodiché si fanno le primarie, a
cui partecipano tutti, dove possono votare anche gli iscritti di altri partiti.
Insomma, il dibattito non esiste perché non c'è un congresso vero. Allora la
proposta di Andrea Orlando di fare procedere il congresso da una conferenza
programmatica può servire a dare al Partito democratico un nuovo profilo
programmatico sostenuto da valori nuovi e adeguati, e sorretto da scelte
sociali, culturali, politiche tali da dare senso a una forza di sinistra qual è
il Pd».