umbertocanovaro@
- Rubrica LXXXVII: “Delle mercede
da lire venticinque in Su’ - (3a parte)” - Si sta analizzando la rubrica che trattava la paga
del Commissario per le cause sopra le venticinque lire. Trattandosi di una
lunga elencazione di situazioni processuali e giudiziarie, cercherò di fare una
sintesi che sia la più comprensibile possibile: «Habbia il predetto Commissario
(giudice, nda) un libro di foglio
intiero coperto al meno di carta pecorina, nel quale scrivere debba tutti
l’atti Civili che nel suo tempo occorreranno farsi dinanzi a Lui et un altro
libro simile, nel quale sia tenuto scrivere tutti l’atti criminali (penali,
nda) che nel suo tempo occorreranno farsi dinanzi a lui; e tutte le scritture
che si produrranno sia tenuto infilzarle piegate di una piega per il longo in
una stringa di Cuoio, nel nodo della quale sia prima infilzata una carta pecorina
doppia, della grandezza delle scritture et
infilzate et altra simile sopra, compita la filza, accio’ che così le
scritture si possino conservare; e mancando di quanto è detto per il suo
offitio, caschi in pena di lire cinquanta, oltre la pena postali nella Rubrica
del imborsatione et offitio del’Anziani, nel ultimo di detta Rubrica (*); e
nella medesima pena incorra se finito il suo offitio non coprirà con carte
pecore dette filze ben legate come libro, segnate in tutti i fogli con suo
Abaco (**).». (*) si fa riferimento alla
rubrica XXIV degli Statuti Rivi in ultimo, laddove è prevista anche la sanzione
di cinque scudi per ogni scrittura non conforme, che doveva essere controllata
dagli Anziani di Rio e denunciata al Signore Appiani. (**) antico strumento di calcolo;
evidentemente qui ci si riferisce ad una sorta di numeratore in progressivo di
fogli. Questa parte della rubrica è molto importante perché ci fa conoscere
i libri e i registri (ed il modo di conservarli) che dovevano essere tenuti dal
magistrato giudicante. E quelli che ci sono pervenuti, anche di altri comuni
dell’epoca, rispondevano a quelle caratteristiche. Continueremo la prossima
settimana. Umberto
Canovaro